Lago Barbellino Inf.
    

BARBELLINO INF.

Il Lago Barbellino Inferiore è il più grande lago artificiale e uno dei più visitati della provincia di Bergamo.
Vi confluiscono le acque che provengono dal Bacino del Barbellino e dalle valli limitrofe: Trobio, Cerviera e Malgina.
I suoi immissari principali sono i torrenti Serio e Trobio. Il suo emissario è il Fiume Serio che poco più a valle genera le cascate più alte d'Italia e seconde d'Europa.
E' possibile ammirare il loro triplice salto di complessivi m. 315 solo in alcune date prestabilite quando le paratie della diga vengono aperte.
Il colore verdastro del lago è causato dalla torbidità delle acque che scendono dalla Valle del Trobio in cima alla quale è situato il più vasto dei ghiacciai orobici, quello del Gleno.
Tra le cime che lo contornano vale la pena ricordare (in senso orario partendo da Nord): Pizzo Cappuccetto (m. 2714), Pizzodi Cavrel (m. 2824), Monte Costone (m. 2836), Cima Trobe (m. 2865), Monte Gleno (m. 2882), Pizzo dei Tre Confini (m. 2824), Pizzo Recastello (m. 2886) e Monte Verme (m.2189).

Come arrivare:
Lasciamo la provinciale (ex statale 671) della Val Seriana al bivio di Parre (km. 29) per continuare diritto con la provinciale 49 lungo il corso del Serio fino a Valbondione, ultimo comune della vallata.
A Valbondione possiamo lasciare la macchina nei pressi del Campo Sportivo o in alcuni parcheggi lungo le vie del paese.
Il percorso n. 305 (qui descritto) parte in contrada Beltrame (m. 940).
Volendo possiamo anche evitare il primo tratto di strada (circa km 1.4) proseguendo in auto fino alla contrada Grumetti (m. 970) dove, in fondo alla Via Pianlivere, parte un sentiero che sale nel bosco e va ad immettersi sul n. 305 a quota m. 1150.
Nei giorni di apertura delle Cascate del Serio il parcheggio potrebbe essere difficoltoso.

Risalendo le vie del paese, superata la chiesa, prendiamo sulla destra la strada per Lizzola all'inizio della quale alcuni cartelli indicano i Rifugi Curò e Barbellino e le Cascate del Serio.
Percorriamo questa strada fino a trovare sulla sinistra un bar al civico n. 43.
Subito dopo, alla sinistra c'è Via Curò. Alcuni segnavia indicano l'inizio del percorso n. 305 per il Rifugio Curò a ore 2.30 e il n. 305-308 per il Rifugio Barbellino a ore 3.30. C'è anche un cartello di divieto di accesso alle autovetture. La possibilità di parcheggio in questo punto è praticamente nulla.

Il primo tratto di Via Curò è asfaltato, in salita fra le case. Poi diviene sterrato e inizia il bosco.
Troviamo un casello dell'acquedotto. Un ruscello attraversa la strada.
Ignoriamo un sentiero che si abbassa verso sinistra; da destra invece scende un rivolo che bagna la strada.
Superiamo un piccolo guado. In questo caso, come pure in tutti i successivi che troveremo lungo il cammino, generalmente l'acqua non è alta per cui è sufficiente camminare sulle pietre che affiorano per non bagnare gli scarponi.
Più avanti un piccolo sentiero sale a destra. Continuiamo diritto in leggera salita.
Dell'acqua passa sotto alla strada in tre tubi. Subito dopo troviamo due caselli dell'acquedotto e guadiamo un ruscello, generato da una cascata, che attraversa la strada.
Per un po' la pendenza aumenta; poi continuiamo in leggera salita.
Ignoriamo un sentiero che sale a destra. In questo punto un rivolo attraversa e bagna la strada. Proseguiamo in salita.
Da sinistra sale un ripido sentierino che proviene da un traliccio sottostante. Altra acqua bagna la strada.
Passiamo accanto ad una recinzione di colore verde. Un rivolo passa sotto alla strada in un tubo.

Dalla sinistra si immette il sentiero (m. 1150) che proviene dalla Cappella Lisander in fondo a Via Pianlivere (altro possibile punto di inizio dell'escursione).
La stradina procede in leggera salita o poco più. In alto a sinistra vediamo il Rifugio Coca.
Percorriamo un'ampia curva a destra (m. 1160).
Alla destra (lato a monte) c'è un muro di contenimento in cemento.
Poco più avanti troviamo un muretto più basso alla destra e un muro di rinforzo che scende a sinistra (lato a valle).
Subito percorriamo una curva a destra molto ampia (m. 1170).

Ignoriamo una stradina che retrocede verso destra in salita (m. 1185).
Percorriamo un tratto senza alberi alla sinistra e, con una curva a destra, rientriamo nel bosco (m. 1195).
Continuiamo con un'ampia curva a destra seguita da un'altra molto ampia a sinistra (m. 1225).
Accompagnati da un muro alla destra, percorriamo una curva a sinistra, quasi in piano e con il fondo in cemento.
Proseguiamo in leggera salita. Su di una roccia in alto a destra, una freccia ed una scritta gialla indicano: "Maslana Osservatorio a 50 metri".
Superiamo un'ampia curva a destra.
Poco dopo lasciamo a destra uno slargo.
Percorriamo una semicurva verso destra.

Troviamo la stradina proveniente dall'Osservatorio Faunistico e Floristico di Maslana che sale da sinistra, segnalata da una scritta gialla su di una pietra e dal cartello "Osservatorio" affisso ad un albero (m. 1240). Alla sinistra c'è un basso muretto con delle scritte in bianco che indicano: a destra un sentiero che sale nel bosco e conduce a Lizzola, dietro Valbondione, davanti Curò 305. In questo punto il bosco è aperto sulla sinistra dove c'è una staccionata al bordo della strada. Guardando in alto a sinistra possiamo vedere il Rifugio Coca che sembra un nido d'aquila appiccicato alla roccia. Davanti invece è visibile l'Ostello situato poco prima del Rifugio Curò.
Poco dopo rientriamo nel bosco che però alla sinistra non è più così fitto.
Proseguiamo in salita.
Troviamo poi una apertura tra gli alberi che consente di ammirare il panorama sul lato a valle.
Continuiamo con un lungo tratto nel bosco.

Percorriamo poi un tratto senza alberi alla sinistra con vista sui tre salti della cascata del Serio (m. 1320). In alto sono ben visibili il Rifugio Coca e l'Ostello del Rifugio Curò.
Torniamo nel bosco e troviamo un cartello che indica ai cacciatori che questa è una "Zona Alpi 'A' di maggior tutela"; altri cartelli uguali li troveremo in seguito.

Durante il successivo tratto allo scoperto, alla destra troviamo dell'acqua che esce da un tubicino grigio di plastica e bagna la strada (m. 1340).
Subito dopo, alla sinistra, tempo fa c'era un bar; ora ne rimangono solo le fondamenta.
Alla sinistra ci sono alberi bassi e possiamo così vedere il panorama.
Ai lati della strada troviamo le colate di pietre di una vecchia frana.
Rientriamo nel bosco (m. 1355).

Presso un tornante destrorso molto ampio, alla sinistra sotto una tettoia, troviamo la partenza della teleferica di servizio al Rifugio Curò. A destra c'è una bacheca in legno, con tettuccio, alla quale è appesa una cartina della zona (m. 1375).
Poco dopo, quasi in piano, presso una curva a sinistra guadiamo un ruscelletto che scende da una roccia alla destra.
Continuiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita. Un rivolo attraversa la strada.
Proseguiamo senza alberi alla sinistra della strada (m. 1405).
Scavalchiamo un altro ruscelletto.
Con pochissima pendenza, raggiungiamo un torrente. L'acqua scende da una cascata alla destra e passa sotto alla stradina in due tubi di ferro. C'è anche una fontana con la scritta: "acqua non potabile" (m. 1415).

La sterrata ora è più stretta e diventa una mulattiera.
Proseguiamo con poca pendenza e con una parete di roccia alla destra. Da questa roccia scende dell'acqua che bagna il percorso. Una catena assicura il cammino che nel periodo invernale potrebbe essere ghiacciato.
Presso una curva a sinistra, quasi in piano, guadiamo un torrente. Sul lato a valle, come rinforzo, ci sono alcune gabbie contenenti delle pietre (m. 1430).
Proseguiamo allo scoperto, in leggera salita.
Percorriamo una curva a destra e una a sinistra.
Poco dopo in salita torniamo tra gli alberi (m. 1440).
Continuiamo poi con dei prati alla destra (m. 1460).

Alla destra troviamo una piccola croce in ricordo di un escursionista deceduto.
Percorriamo una semicurva verso destra all'inizio della quale ignoriamo un sentiero che sale a destra (m. 1470).
Continuiamo a mezza costa dapprima circondati da prati e qualche pietra e poi con alberi e cespugli alla destra.
In salita rientriamo nel bosco (m. 1485).

Ora gli alberi sono radi. Alla sinistra di tanto in tanto troviamo un masso (m. 1505).
Con pochissima pendenza, presso una curva a sinistra, attraversiamo un rivolo. Alla sinistra, in lontananza, vediamo l'Arera ben riconoscibile dalle rocce più chiare rispetto a quelle delle altre montagne (m. 1520).
Torniamo a salire e percorriamo un tratto nel bosco, poi ne usciamo e continuiamo circondati da pendii erbosi da entrambi i lati (m. 1535).
Proseguiamo in leggera salita.
Percorriamo una semicurva a sinistra e pochi passi quasi in piano (m. 1555).
In leggera salita transitiamo sotto ai cavi dell'alta tensione.
Superiamo un tornante destrorso (m. 1570).

Pochi metri più avanti troviamo il segnavia che indica alla sinistra il ripido sentiero della "direttissima". Anche questo sentiero è contrassegnato con il n. 305 e sale con alcuni tratti attrezzati, consentendo di evitare i successivi tornanti. Preferiamo continuare diritto con il "panoramico" e con bella vista sulla Valbondione.
Troviamo subito due grandi massi alla sinistra del sentiero.
Dopo pochi passi in leggera discesa proseguiamo in leggera salita, a mezza costa, tra pendii erbosi. Il sentiero è sempre largo almeno un metro (m. 1585).
Torniamo tra gli alberi e giriamo a sinistra (m. 1600).
Percorriamo un'altra curva a sinistra.
Usciamo allo scoperto e su di una roccia alla sinistra vediamo una scritta in giallo che dice "Freni!!"
Presso una curva a destra attraversiamo l'acqua di un ruscello che scola dalla montagna (m. 1615).
Camminiamo con poca pendenza tra alberelli.
Dopo una curva a sinistra proseguiamo allo scoperto.
Percorriamo un'altra curva a sinistra. Alla destra vediamo ancora il Rifugio Coca.

Presso un tornante sinistrorso ignoriamo un sentiero che prosegue diritto (m. 1640).
Ora il nostro sentiero attraversa una colata di pietre (m. 1655).
Percorriamo un tornante destrorso e riprendiamo a salire (m. 1665).
Poco dopo superiamo due tornanti sinistra-destra (m. 1680).
La pendenza aumenta. Camminiamo sempre con bella vista panoramica sulla vallata e sul paese di Valbondione. In lontananza spicca sempre l'Arera.
Continuiamo in leggera salita (m. 1695).
Percorriamo due semicurve sinistra-destra presso la seconda delle quali troviamo un muretto a protezione di una frana (m. 1720).
Vediamo una croce a ricordo di un'escursionista deceduto.

Con vista, in basso a destra, su due baite, arriviamo ad un tornante sinistrorso dove ignoriamo un sentiero che prosegue diritto (m. 1748). I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 305 seguendo il tornante: Rifugio Curò a ore 0.30; a destra, con il sentiero 304: Passo della Manina a ore 3, con il sentiero 401: Rifugio Albani a ore 7, con il sentiero 306: Lizzola a ore 2.30; dietro con il sentiero 305: Valbondione a ore 1.20.
Percorriamo due semicurve destra-sinistra (m. 1780).
Alla destra ricominciamo a trovare dei cartelli che indicano il divieto di caccia.
Percorriamo un breve tratto con delle pietre sul lato a valle (m. 1800).
Continuiamo con due semicurve destra-sinistra e troviamo alla destra un muretto di pietre a protezione di una frana (m. 1815).
Dopo pochi passi quasi in piano e una semicurva verso destra riprendiamo a salire.
Continuiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera salita (m. 1825).

Percorriamo una curva a sinistra tra gli sfasciumi trascinati da un torrente che scende dalla destra e che troviamo asciutto (m. 1850).
Lasciamo a sinistra una roccetta aguzza.
Presso una curva a sinistra, un ruscello attraversa il percorso passandogli sotto.
Continuiamo quasi in piano.

Ora alla sinistra c'è un verticale precipizio. Il sentiero comunque è molto largo.
Dopo una curva a destra, inizia una fune fissata alla parete, utile sicuramente in caso di gelo.
Troviamo altre roccette sul lato a valle.
Percorriamo una curva a destra. Il sentiero è letteralmente scavato nel fianco del Monte Verme.
In leggera salita giriamo a sinistra passando sotto una parete di roccia dalla quale gocciola dell'acqua (m. 1865).
Troviamo una targa in memoria di un quarantenne deceduto.
Al termine della fune percorriamo una curva a destra (m. 1875).
Poco dopo la fune riparte e ci accompagna fino ad una semicurva a destra.
Troviamo un'altra targa a ricordo di un giovane ventunenne.
Guadiamo un ruscello che scende da una roccia alla destra.
Percorriamo una curva a sinistra guadando un altro ruscello.
Presso una semicurva a destra un rivolo scola dalla roccia.

Con una semicurva a sinistra raggiungiamo il punto di arrivo della teleferica. Qui rientra il ripido sentiero della "direttissima".
Giriamo a destra passando sotto ai cavi della teleferica.
Transitiamo anche sotto ai cavi dell'alta tensione lasciando un traliccio alla sinistra.
Dopo una curva a destra, davanti vediamo l'Ostello e il Rifugio Curò.
Percorriamo un tratto con il fondo in cemento. Alla sinistra ci sono delle protezioni con paletti di ferro che reggono un cavo.

Troviamo una prima deviazione a sinistra che in leggera salita porta all'Ostello, poi prosegue in piano e infine con una breve salita termina davanti al Rifugio Consoli U.E.B. (Unione Escursionisti Bergamaschi).
Con la seconda deviazione o, poco più avanti con una gradinata, è possibile raggiungere il Rifugio Curò (m. 1915).
La terza deviazione, aggirando il dosso, conduce alla diga che chiude il Lago Barbellino Inferiore. Alcuni segnavia, accanto ad una fontana (m. 1910), indicano in questa direzione anche il Rifugio Coca a ore 3 (sent. 303) e Valmorta (sent. 323) mentre nella direzione dalla quale proveniamo il Rifugio Albani a ore 7.30 (sent. 304-401). Altri segnavia indicano dietro: Passo Manina a ore 3.30 (sent. 304), Valbondione a ore 1.30 (sent. 305), Lizzola a ore 3 (sent. 306); proseguendo lungo la sponda destra del lago: Rifugio Barbellino a ore 1.30, Passo Caronella a ore 2.30 (sent. 308); Lago Malgina, Lago Gelt, Passo Caronella a ore 4 (sent. 310); Passo Pila, Malga Pila, Rifugio Tagliaferri a ore 4.30 (sent. 324); Val Cerviera, Passo Bondione, Passo Belviso, Passo Venano, Rifugio Tagliaferri a ore 4.30 (sent. 321) e le salite alpinistiche ai monti della zona: P. Recastello (2886 m), P. Tre Confini (2824 m), M. Gleno (2882 m), M. Costone (2836 m), P. Strinato (2835 m), M. Torena (2991 m), C. Caronella (2796 m), P. Diavolo Malgina (2926 m).

Lasciato a sinistra il Rifugio Curò (telefono 0346 44076), raggiungiamo le sponde del Lago Barbellino Inferiore.
[Fin qui abbiamo impiegato ore 2.20 per superare un dislivello di m. 945]
Per arrivare al punto in cui ho scattato la foto, dobbiamo continuare in direzione del Rifugio Barbellino fino a raggiungere la sponda opposta del lago.

Proseguiamo quasi in piano su di un ampio sentiero che asseconda ogni ansa della montagna.
Percorriamo due semicurve destra-sinistra, lasciando a sinistra una chiesetta ed una pozza d'acqua, e iniziamo a costeggiare la sponda destra del lago situato una trentina di metri più in basso.
Troviamo un tombino di pietra in mezzo al sentiero.
Transitiamo sotto ai cavi dell'alta tensione.
Alla destra, sotto ad una roccia sporgente, vediamo un monumento con degli sci intrecciati dedicato a quattro sciatori deceduti.
Troviamo, sempre alla destra, una piccola costruzione dell'acquedotto e, poco dopo, un basso muretto in cemento.
Un ruscelletto scola dalle rocce e bagna il sentiero.
In basso vediamo due promontori che si protendono come penisole nel lago.
Da una roccia alla destra scola dell'acqua.

Dopo una semicurva a destra, davanti vediamo la cascata formata dal torrente che scende dalla Val Cerviera.
In leggera salita raggiungiamo alcuni vecchi segnavia che indicano a destra: Passo Bondione, Passo Belviso, Rifugio Tagliaferri a ore 4 (sent 321), Itinerario Naturalistico del Curò. Altri segnavia di recente collocazione indicano diritto con il sentiero 308: L. Nat. del Barbellino a ore 1.10, Passo di Caronella a ore 2.30, Passo Grasso di Pila a ore 2.30; a destra con il sentiero 321: Rif. N. Tagliaferri a ore 4.30, Passo del Vivione a ore 9, It. Nat. A. Curò; Laghetti Val Cerviera a ore 1.30; dietro: Rifugio Curò a ore 0.15, Valbondione, Lizzola. Su di un masso, vediamo i segnavia a bandierina n. 308-310-321-324 dipinti su fondo blu.

Con una passerella in legno attraversiamo il torrente.
Subito dopo alla sinistra troviamo una croce in memoria di una ragazza deceduta.
Pochi passi più avanti un cartello in legno informa se il Rifugio Barbellino è aperto o chiuso.
Troviamo alcuni grandi massi alla destra e subito percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio.
Superiamo un tornante destrorso e due curve sinistra-destra.

Poco dopo un torrente, che scende a cascata dalla destra, allaga il percorso mentre iniziamo a percorrere un'ampia curva a sinistra (m. 1935).
Superiamo una curva a destra.
Quasi in piano, presso un ampio tornante sinistrorso, guadiamo un torrente che scende formando una cascata (m. 1950).
Transitiamo sotto ai cavi dell'alta tensione e con un tornante destrorso aggiriamo un traliccio.
Passiamo nuovamente sotto ai cavi e continuiamo con poca pendenza.
Da un tubo in alto a destra sgorga un rivolo che bagna il percorso (m. 1960).
Proseguiamo quasi in piano. Dalle rocce alla destra scola dell'acqua.
Percorriamo subito un tornante destrorso seguito da una curva a sinistra.

Continuiamo con pochissima pendenza. Alla destra troviamo un freccia bianca e rossa e la scritta che indica, 40 metri più avanti, l'inizio del sentiero per il M. Gleno.
Infatti, poco dopo, lasciamo a destra questo sentiero segnalato nuovamente da una freccia e dalla scritta M. Gleno.
Subito percorriamo una curva a destra e passiamo accanto ad un ometto. Poco dopo troviamo un bollo bianco-rosso.
Continuiamo con due semicurve attorniati da erba e molti cespugli di rododendro da entrambi i lati.
Percorriamo due semicurve, entrambe verso destra, e superiamo un rivoletto che bagna il percorso.

Il sentiero si biforca, e prosegue alla sinistra in leggera discesa e alla destra in piano. Seguendo i bolli teniamo la sinistra.
Poco dopo, tramite una passerella in metallo appoggiata su delle reti che contengono pietre, attraversiamo un torrente che scende da una valletta alla destra (m. 1975).
Dopo un tratto in leggera salita proseguiamo con un traverso quasi in piano. Alle nostre spalle è ben visibile il Monte Recastello.
Percorriamo un tratto con poca pendenza e continuiamo quasi in piano seppur con lievi saliscendi.
Giriamo a destra. Alla sinistra il pendio precipita ripidamente verso il lago. Alla destra ci sono delle pareti di roccia. Passiamo sotto ai cavi dell'alta tensione (m. 1985).
Un muretto in cemento scende a sinistra a rinforzo del percorso. Siamo in fondo al Lago Barbellino Inferiore; sulla sponda opposta vediamo il Rifugio Curò e, in lontananza, l'Arera.
Siamo così arrivati al punto in cui ho scattato questa foto.
[Fin qui abbiamo impiegato ore 3.10 per superare un dislivello di m. 1015]
Volendo possiamo proseguire fino al Rifugio Barbellino (telefono satellitare del rifugio: 008821650 301456) sulle sponde del Lago Superiore Naturale del Barbellino (con altri 40 minuti di cammino).


    
    
    
  • Nazione: Italia
  • Ubicazione: Val Seriana
  • Provincia: Bergamo
  • Comune: Valbondione
  • Altezza: m. 1862
  • Latitudine: 46°03'50"N
  • Longitudine: 10°03'08"E
  • Carta Kompass: 104 D3
  • Lunghezza: m. 1440
  • Larghezza: m. 170
  • Tipo: artificiale
  • Tempo: 3.10 ore
  • Dislivello: m. 1015
  • Difficoltà: escursionistica
Escursione effettuata nel mese di agosto 2016
aquila = escursione molto lunga
Escursione
lunga e faticosa
    

    
Note a margine: le Cascate del Serio

Le Cascate del Serio


Le cascate del Serio sono le più alte d'Italia e le seconde d'Europa.
Sono formate da tre grandi salti rispettivamente di metri 106, 74 e 75 e di altri tre minori per complessivi metri 315.

Fino al 1931, anno in cui fu ultimata la diga del Barbellino, era sempre possibile ammirarle.
In seguito l'acqua venne utilizzata esclusivamente dall'Enel per la produzione di energia elettrica fino al 1969 anno in cui, a seguito di un accordo, si decise di aprire le paratie della diga per mezzora cinque volte all'anno.

Uno dei migliori punti panoramici per osservare la cascata si trova lungo il percorso sopra descritto; un prato situato a quota 1350 circa prima della stazione di partenza di una teleferica.
Per arrivarci occorre un'ora di cammino.

Un altro si raggiunge dalla Frazione Grumetti di Valbondione con una mulattiera che in mezzora porta a Maslana. In seguito si transita per la Contrada Polli e la Contrada Piccinella, si supera un ponte medioevale e con il sentiero alla sinistra si cammina per altri quindici minuti fino a raggiungere una zona con grandi macigni dal quale si può vedere la cascata.

Nel 2016 le date di apertura della diga sono state le seguenti:
- 19 giugno ore 11
- 16 luglio ore 22
- 21 agosto ore 11
- 18 settembre ore 11
- 09 ottobre ore 11
    

    
    

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