Laghi di Cardeto
    

CARDETO

I Laghi di Cardeto sono situati sulle pendici orientali del M. Madonnino e sono visitabili percorrendo il sentiero 233A. Questo sentiero si stacca dal 233 che da Ripa di Gromo sale al Passo Portula.

Come arrivare:
Lasciamo la provinciale (ex statale 671) della Val Seriana al bivio di Parre (km. 29) per continuare diritto con la provinciale 49 lungo il corso del Serio fino a Gromo.
Al termine dell'abitato troviamo sulla sinistra la strada che sale a Ripa.
Possiamo lasciare la macchina nel parcheggio accanto alla chiesa di Ripa Bassa oppure proseguire per altri 700 metri fino a Ripa Alta dove però la possibilità di parcheggio è assai scarsa (m. 945).

Lasciata la macchina a Ripa Alta ci incamminiamo lungo l'asfalto e poco dopo arriviamo ad un bivio. La strada prosegue alla sinistra diventando Via Mons. Morstabilini. Prendiamo invece la mulattiera sulla destra all'inizio della quale un vecchio segnavia CAI indica con il sentiero 233: Baite Cardeto a ore 2, Passo Portula a ore 3.30; con i sentieri 233+256: Baita Grabiasca B. a ore 3.30; Passo Valsecca; incrocio sentiero Orobie 255 a ore 5.30. Appese ad un paletto di legno vediamo anche una cartina della zona ed una freccia gialla che indica la Baita Cardeto Flavio Rodigari.
Ci avviamo in leggera salita con alberi alla sinistra e un prato alla destra.
Passiamo sotto dei cavi mentre un rivolo attraversa il percorso.
Dopo una curva a sinistra entriamo nel bosco (m. 965).
Vediamo un segnavia con il n. 233. Un sentiero sale dalla destra.
Proseguiamo in salita. All'esterno di una curva a destra un ruscello si interra.
Ignoriamo un sentiero che sale a sinistra e proseguiamo accompagnati da un muro di pietre alla destra (m. 990).

Usciamo dal bosco e incrociamo una stradina (m. 1010). Alla destra c'è Via SS Trinità. Passiamo accanto ad un crocefisso e seguendo i bolli proseguiamo con la mulattiera che curva a sinistra e rientra nel bosco.
Percorriamo poi un altro tratto senza alberi camminando sotto i cavi dell'alta tensione (m. 1035).
Rientrati nel bosco passiamo sotto altri cavi. Alla sinistra scorre una roggia. Dalla sinistra arriva una stradina (m. 1050).
Continuiamo tra prati e alcune case.

Incrociamo Via Mons. Morstabilini, la attraversiamo e proseguiamo con la mulattiera inerbita, che inizia con una grata per lo scolo dell'acqua, lasciando a destra una santella e una bella casa recintata (m. 1080).
Percorriamo poi un tratto abbastanza ripido. Su un albero vediamo un cartello che indica la Baita Cardeto Flavio Rodigari.
Poi la pendenza diminuisce un poco. Alla destra oltre una fila di alberi, c'è un prato (m. 1100).
Percorriamo pochi passi tra due muretti, poi giriamo a sinistra e proseguiamo in leggera salita tra prati e alcuni alberi (m. 1115).
Lasciamo a destra una casa davanti alla quale ci sono alcune panche (m. 1130). Ai bordi della mulattiera ci sono delle pietre ammucchiate che formano due bassi muretti.

Alla sinistra troviamo un casello dell'acquedotto (m. 1135). Ora il muretto è solo alla sinistra. Alla destra vediamo un segmento bianco.
Superiamo una curva a sinistra all'esterno della quale ci sono delle transenne di legno.
Proseguiamo con una salita poco accentuata accompagnati da un muretto alla sinistra mentre alla destra la mulattiera è rinforzata.
Torniamo poi a salire. Sulla destra una sbarra chiude l'accesso ad una casa che vediamo poco più avanti (m. 1175).
Poco dopo alla sinistra si stacca una stradina, anch'essa chiusa da una stanga, che conduce verso un prato.
Proseguiamo con il bosco alla sinistra; alla destra invece ci sono dei prati e una linea dell'alta tensione.
Aggiriamo alcuni alberi cresciuti nel mezzo del percorso. In basso a destra nei prati vediamo un rudere (m. 1185).

Tra belle fioriture di ginestre e accompagnati da una staccionata alla destra percorriamo un ampio tornante sinistrorso all'esterno del quale vediamo la Baita Boscaglia. Un sentiero sale a sinistra nel bosco; un altro tra due muretti conduce alla baita (m. 1195).
Tornati tra gli alberi, la mulattiera si sdoppia in due tracce parallele (m. 1220). I bolli indicano quella a sinistra ma, percorso un tratto con poca pendenza, i due percorsi si riuniscono (m. 1230).
Riprendiamo a salire e ignoriamo un sentiero che si stacca alla sinistra (m. 1245).
La mulattiera diventa abbastanza ripida (m. 1270); torna a dividersi in due tracce parallele e poi a riunirsi. Ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra (m. 1285).
Dopo un tratto senza indicazioni troviamo alcuni bolli e il segnavia 233.
La pendenza diminuisce un poco. In basso a destra tra gli alberi vediamo un cassottello in cemento (m. 1315).
Proseguiamo con poca pendenza. Alla destra si stacca un sentiero e vediamo una teleferica.
Riprendiamo a salire e ben presto in modo abbastanza ripido (m. 1355).

Arriviamo ad un bivio dove vediamo un cartello che indica una zona a maggior tutela (m. 1370). Andiamo a sinistra in salita lasciando a destra un sentiero quasi pianeggiante.
Percorriamo un tornante sinistrorso ignorando un stradina che prosegue diritto (m. 1395).
Superiamo poi un tornante destrorso presso il quale un sentiero si immette dalla sinistra (m. 1415).
Dopo pochi passi quasi in piano proseguiamo con poca pendenza (m. 1430).
Alla sinistra troviamo un grosso masso ed un rudere (m. 1435).
Poco dopo guadiamo un torrente che scende dalla sinistra e con un breve tratto in salita arriviamo alla fine del bosco.
Continuiamo quasi in piano tra prati e alcuni alberi. Superiamo un altro guado (m. 1455). In alto a sinistra vediamo la Baita Nedulo.

Il panorama si apre e possiamo vedere alcune delle più alte cime della Valle Seriana; alla sinistra il Pizzo Redorta, il Pizzo del Diavolo e il Monte Grabiasca e alla destra il M. Vigna Soliva. Frattanto la mulattiera è ormai diventata sentiero.
Troviamo un ometto ed un sentiero che arriva dalla destra. Poi vediamo un bollo giallo rosso (m. 1460).
Attraversiamo un prato alternando tratti in salita ad altri con poca pendenza.
Proseguiamo tra vari cespugli tra i quali alcuni di rododendro (m. 1505). Per un breve tratto il fondo è roccioso.
Vediamo un cartello che indica il divieto di caccia. Ora siamo attorniati da prati e alcuni alberelli (m. 1535).
Percorriamo un tratto incassato nel terreno circostante (m. 1545).
Dopo un tratto con poca pendenza, in salita attraversiamo un boschetto.
La pendenza diminuisce. Percorriamo una ampia curva a sinistra tra i rododendri (m. 1575).

Inizia ora un lungo tratto tra alberelli, quasi in piano o con pochissima pendenza, aggirando a est le pendici del M. Madonnino (m. 1600).
Troviamo poi il sentiero 261 che sale dalla destra e proviene da Gromo San Marino. In questo punto ci sono vari bolli (m. 1630).
Proseguiamo in salita tra erba e arbusti e poi quasi in piano. Presso una curva a destra camminiamo su fondo pietroso.
Continuiamo in leggera salita tra pietre, erba e cespugli e poi quasi in piano tra i prati (m. 1665).
Passiamo tra due roccette e poi guadiamo un torrente.
Ora saliamo in modo abbastanza ripido con il fondo di roccia e poi continuiamo quasi in piano tra erba cespugli e pochi alberi.

In leggera salita arriviamo ad un bivio (m. 1690). Su delle grandi pietre vediamo le indicazioni a sinistra per il Giro dei Laghi e dietro per Ripa di Gromo e Gromo San Marino.
Andiamo a sinistra. Saliamo tra erba e rododendri e attraversiamo un rivolo. Giunti in cima cominciamo a vedere il Lago Basso (m. 1715).
Proseguiamo in leggera discesa e poi quasi in piano attraversando una zona intrisa d'acqua.
Raggiunto il lago lo costeggiamo lungo la sponda destra (m. 1708).
Proseguiamo seguendo i bolli con un sentiero tra l'erba. In alto a destra possiamo vedere in lontananza il Rifugio Baita Cardeto Flavio Rodigari.
Vediamo il segnavia 233A e riprendiamo a salire tra arbusti.
Attraversiamo poi una zona di alberelli. Volgendo lo sguardo alle nostre spalle possiamo vedere la Baita Bassa di Cardeto e il Lago Basso che dall'alto mostra chiaramente la sua forma a goccia (m. 1770).
Proseguiamo tra erba, pietre e rododendri accompagnati alla sinistra da un torrente, alternando tratti in salita ad altri con poca pendenza.

Arriviamo al Lago di Mezzo (m. 1798) e lo aggiriamo alla destra. Anche da questo punto possiamo vedere il rifugio.
Continuiamo in leggera salita e lasciamo a destra un gruppo di massi (m. 1810)
Percorriamo un tratto in salita tra l'erba e poi proseguiamo in leggera discesa tra i rododendri. In basso alla destra vediamo la Baita Bassa e i grandi pascoli che la circondano (m. 1835).
Proseguiamo alternando tratti con poca pendenza ad altri quasi in piano. Guadiamo un torrente (m. 1845).
Torniamo a salire e poi con minore pendenza superiamo due curve.

Raggiungiamo il Lago Alto, segnalato da una scritta poco leggibile su di una pietra e lo aggiriamo alla destra (m. 1862).
Alla sinistra vediamo una cascata. Proseguiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita tre erba e rododendri.
Dalla sinistra scende un ruscello che bagna il sentiero (m. 1900).
Poi risaliamo un valloncello in fondo al quale scorre un rivolo.

Arriviamo al quarto lago, più piccolo degli altri e parzialmente impantanato (m. 1920). A differenza dei precedenti lo aggiriamo alla sinistra.
Continuiamo con alcuni lievi saliscendi tra erba e pietre.
Guadiamo due torrenti, a poca distanza l'uno dell'altro e poi riprendiamo a salire.
Ora camminiamo in leggera salita su un contrafforte tra due vallette (m. 1940). Alla sinistra vediamo una cascata.
Proseguiamo quasi in piano tra pietre e rododendri e scavalchiamo due ruscelli.

Raggiungiamo la Baita Alta di Cardeto situata alla sinistra di un grande masso (m. 1945) dove ritroviamo il sentiero 233 che sale al Passo Portula. A questo punto, anziché ritornare con lo stesso percorso, possiamo proseguire verso destra in discesa seguendo il sentiero 233 e, dopo essere passati per il Rifugio Cardeto Flavio Rodigari, continuare a scendere fino a ritrovare il bivio dell'andata (m. 1690).


    
Note a margine: Capita

Capita


Capita di essere in montagna in vacanza in una villetta bifamiliare e che il vicino sia un rompip... di quelli che vi raccomando.
- Io so tutto, io capisco tutto, io parlo di tutto...
Entrava in casa all'improvviso perché aveva sempre una novità della quale doveva rendermi partecipe e poi... c'era il criceto. Già il suo criceto: il più bello, il più vispo, il più intelligente, insomma il più "criceto", secondo lui. Gli aveva anche dato un nome: Bimbino (!?).
Io ero lassù per rilassarmi, con la moglie e il cane, una femmina di pastore tedesco di nome Maira. Me ne sarei andato subito se non fosse che due giorni dopo doveva andarsene lui.

Alla sera mentre prendevo il fresco sulla veranda ecco arrivare Maira a deporre ai miei piedi un fagottino tutto infangato... BIMBINO !!!!
- Che hai fatto?
- Bauuuuuu
Già, bauu, e adesso? Chi la racconta ad Anselmo?
Venne in soccorso la moglie con una delle sue tipiche trovate:
- Se lo laviamo e lo rimettiamo nella gabbia, penserà che è morto di morte naturale.
La baciai come Fantozzi baciava la signora Pina e passammo all'azione. Al criceto venne fatto il bagnetto, poi una asciugatina con il fono e poi... Non potevo certo andare alla porta di Anselmo, suonare il campanello e dirgli ... No!
- Dovresti scavalcare la staccionata.
Ero venuto in vacanza per rilassarmi e non per fare Indiana Jones, ma ormai... Scavalcai dunque e mi accostai alla casa.
Silenzio assoluto. Mi abbassai per passare sotto la finestra e ... si accese la luce!
- Chi me la fatto fare di ficcarmi in questo casino - pensai e mi rifugiai dietro un cespuglio.
Anselmo uscì sulla veranda, sbadigliò, butto uno sguardo distratto e rientrò: non si era accorto di nulla.
La luce si spense subito ma io aspettai ... cinque ... lunghissimi ... minuti ... prima di azzardarmi ad uscire allo scoperto.
La moglie faceva il palo dalla finestra del bagno ma secondo me pregava.
Alla fine uscii, misi il criceto nella sua gabbia sulla veranda e ritornai per la stessa via senza ulteriori intoppi.
Mi resi conto poi che, per la fretta, avevo dimenticato di chiudere lo sportello della gabbia. Ma ormai ...
- Andiamo a dormire - dissi - e domani mattina prepariamoci all'arrivo dell'uragano Mitchel.

Ore sette.
- Diska, Diska, Diskaaaaa ...
Anselmo, in pigiama, arrivava gesticolando.
Misi su la più bella faccia di bronzo che potei trovare e dissi:
- Eh
- Bimbinoooo. Pensa, ieri sera è morto!
- Oh
- Si nella sua gabbia. Ho pianto ma poi ... che dovevo fare? L'ho seppellito in giardino.
- Ah
- Ma pensa !!! NON ERA AFFATTO MORTO !!! Il poverino è riuscito a uscire dalla terra e a trascinarsi fino alla sua gabbia dove ha tirato l'ultimo sospiro. L'HO UCCISO IO ! L'HO UCCISO IO !
E se ne andò sconsolato senza lasciarmi il tempo di proferire altre vocali.
- Che dici Maira ... gli diciamo la verità o lo lasciamo bollire nel suo pentolone di lacrime?
- Bauuuuu
Capita.
    

    
    

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Questi sono alcuni dei laghetti
che ho incontrato girovagando
sulle nostre montagne.
    
    

    
    

Caratteristiche

    
  • Nazione: Italia
  • Ubicazione: Val Seriana
  • Provincia: Bergamo
  • Comune: Gandellino
  • Carta Kompass: 104 C4
  • Tipo: naturale
  • Tempo: 3 ore
  • Dislivello: m. 1000
  • Difficoltà: escursionistica
  • Escursione: giugno 2012
--- Lago Basso ---
  • Altezza: m. 1708
  • Latitudine: 46°00'17"N
  • Longitudine: 9°54'42"E
  • Lunghezza: m. 150
  • Larghezza: m. 70
--- Lago di Mezzo ---
  • Altezza: m. 1798
  • Latitudine: 46°00'15"N
  • Longitudine: 9°54'24"E
  • Lunghezza: m. 90
  • Larghezza: m. 40
--- Lago Alto ---
  • Altezza: m. 1862
  • Latitudine: 46°00'27"N
  • Longitudine: 9°54'07"E
  • Lunghezza: m. 100
  • Larghezza: m. 50
aquila = escursione molto lunga

Escursione lunga e faticosa.